Per il contratto, per la difesa del lavoro e dei diritti sindacali e contro l'arroganza di Federcasse
Successo dello sciopero dei bancari del Credito Cooperativo
In Toscana e lombardia banche chiuse due giorni contro l'ulteriore disdetta del csl. Punte di adesione del 97%

Dal nostro corrispondente della Toscana
Le lavoratrici ed i lavoratori del Credito Cooperativo hanno risposto a Federcasse scioperando il 2 marzo in modo quasi plebiscitario per difendere il contratto nazionale di lavoro. Oltre il 90% degli sportelli chiusi in tutte le regioni ed una forte e convinta presenza alle manifestazioni di piazza organizzate in tutta Italia, con la partecipazione diretta di oltre 2.500 lavoratori.
L'adesione allo sciopero ha ottenuto punte del 97%, un risultato senza precedenti che dimostra come la consapevolezza degli impiegati di essere sotto attacco da parte di Federcasse, sia forte e necessiti di una risposta unitaria e determinata. La mobilitazione compatta di tutte le sigle sindacali Fiba-CISL, Fisac-CGIL, UGL-Sincra, UILCA, Fabi e Dircredito, dopo 15 anni di “pace sociale” nell’intero sistema del Credito Cooperativo, è un inequivocabile segnale mandato a Federcasse, che pretende di azzerare i contratti di lavoro e cancellare in un solo colpo tutti i diritti conquistati negli oltre cinquant’anni anni intercorsi di relazioni industriali.
In effetti Federcasse già il 26 novembre 2013 aveva comunicato unilateralmente la disdetta del CCNL con disapplicazione dal 1 luglio 2014 (poi posticipata al 1 aprile 2015); in Toscana poi, a completamento dell'attacco senza precedenti ed in linea con la prepotenza e l'arroganza del governo Renzi, la Federazione Toscana (FTBCC) ha disdetto e disapplicato con analoga decorrenza del CCNL anche il contratto integrativo di secondo livello (CSL) lo scorso 29 dicembre.
Nelle numerose assemblee delle singole BCC convocate nel mese di febbraio, molti lavoratori hanno criticato l'atteggiamento sindacale tenuto negli ultimi mesi considerato eccessivamente concertativo; in pratica ad un attacco così forte perpetrato dalla prima disdetta del novembre 2013, per molti sarebbe stato opportuno rispondere immediatamente con lo sciopero generale poiché esso è l’unico strumento capace di rispondere con una forza pari a quella dell’attacco subito. In Toscana, ad esempio, i sindacati si sono “accontentati” del rinnovo del CSL in scadenza da lì a pochi mesi dimenticando che il CSL stesso dipende direttamente dal capitolo terzo del CCNL ed allora, una volta disdetto il contratto nazionale di riferimento, quale speranza c’era che esso rimanesse in essere? L’errore principale quindi che si attribuisce al sindacato è stato quello di rimandare la mobilitazione, e quindi quella che sarà la futura trattativa se i lavoratori del Credito Cooperativo la conquisteranno, in un quadro completamente stravolto dall’entrata in vigore della “riforma” del lavoro, la famigerata Jobs Act di Renzi, che distribuisce solo briciole ai neo assunti mentre compie il crimine sociale di definire per legge per la prima volta nella storia della Repubblica che il posto di lavoro stabile, quindi il salario pieno e sindacalmente tutelato, non hanno più niente a che fare con il mondo del lavoro.
Il Jobs Act istituzionalizza il precariato come modalità di base del sistema occupazionale; è una controriforma che avrà un impatto senza precedenti e sarà in questo quadro generale profondamente cambiato che si avvieranno le probabili trattative per una nuova revisione della contrattazione generale. Fra l'altro, essendo verosimili fusioni fra le singole BCC, l'inserimento nella nuova “riforma” del lavoro delle norme in materia di demansionamento e di “licenziamenti collettivi”, non fanno dormire sonni tranquilli neanche a quei dipendenti del Credito Cooperativo che attualmente possiedono contratti a tempo indeterminato tutelati dall'art.18.
In Toscana ed in Lombardia, come già accennato, i lavoratori hanno incrociato le braccia anche nella giornata di martedì 2 marzo ed in cinquecento provenienti da tutte le parti della regione, hanno dato vita ad una manifestazione vivace e combattiva a Pietrasanta (Lucca) per protestare contro la disdetta e la disapplicazione del Contratto integrativo di secondo livello. Significativo uno dei numerosi cartelli portati in piazza dai lavoratori sul quale si leggeva: “Mi vergogno di essere scambiato per un banchiere!”, a conferma del fatto che ai giorni d'oggi l'azzeramento dei diritti, la riduzione dei salari e la precarizzazione del lavoro, colpiscono indistintamente tutti i lavoratori, incluso quelli che fino a pochi anni fa potevano ritenere il loro lavoro dipendente, per certi versi, più redditizio, protetto e tutelato.
Con lo sciopero nazionale del 2 marzo, e quelli ulteriori regionali di Lombardia e Toscana del 3, le lavoratrici e i lavoratori del Credito Cooperativo hanno opposto, all’arroganza di Federcasse, la dignità del proprio lavoro e la determinazione che il nuovo modello di autoriforma del sistema non debba attuarsi scaricando economicamente sui lavoratori responsabilità che sicuramente non hanno. Responsabilità che vanno piuttosto ricercate nella criticità degli assetti di governo, che hanno portato il sistema del Credito Cooperativo all’attuale precaria situazione. Su questo punto preoccupano le indiscrezioni che vorrebbero le BCC del futuro obbligate ad aderire ad un gruppo bancario con a capo una società per azioni che funzioni da direzione e coordinamento delle stesse che sostanzialmente di ritroverebbero ad essere esclusivamente delle grandi filiali della SpA. In pratica un “secondo tempo” dell'appena nata riforma delle Banche Popolari.
I lavoratori pensano che ormai è giunto il tempo che Federcasse cambi atteggiamento e riveda le proprie posizioni innanzitutto revocando la disapplicazione dei contratti. La mobilitazione rivendica anche il contratto nazionale di lavoro che dev'essere rafforzato in quanto è tuttora strumento centrale e insostituibile per un percorso di rafforzamento e di messa in sicurezza dell’intero sistema del Credito Cooperativo e di tutela dei diritti dei lavoratori. Coscienti che queste giornate di sciopero potranno non bastare, i sindacati in un comunicato congiunto all'indomani dello sciopero regionale, hanno concluso: “In assenza di un chiaro segnale di apertura di un confronto libero da condizionamenti, fondato su dati verificabili e misurabili, la strada obbligata è quella di programmare nuove azioni di lotta a tutela dei diritti e della dignità delle Lavoratrici e dei Lavoratori del Credito Cooperativo”.
 

11 marzo 2015